Allora io la sento questa cosa, quando torno verso casa di sera per le strade di Milano, e alla fermata del metrò di Porta Venezia ci sono i capannelli di andini ubriachi che si passano bicchieri e si insultano, ridendo, nel loro spagnolo altalenante di montagne e biascicato di nostalgia, che sono geloso di te, che passi tra i tavoli coi tuoi piccoli occhi blu e quel culo di meravigliosa solarità e che quando non ci sono io ci saranno altri occhi e pensieri che hanno pensato e visto quello che io ho pensato e visto e che quella carezza dietro al collo, servita tra una pietanza e l’altra, possa agitare la carne di un altro come me. Ecco, questa cosa mi manda ai matti e mi riempie la strada che manca per casa di una vita inaspettata, vista l’ora tarda, e se ci fosse un ceffo qualsiasi, da litigarsi e prendersi a pugni, io lo farei senza pensarci due volte perché l’amore per te è brutti pensieri, colli di bottiglia rotti, jeans attillati, fumo di sigaretta e odio, come se Clint Eastwood sfidasse a duello Alvaro Vitali perché spia Edvige Fenech mentre si fa la doccia. Secondo me vinciamo minimo il Golden Globe come miglior sceneggiatura originale.