“Ci sono persone che si incastrano bene, come il pongo”, disse. E, in effetti, era così. “E’ tutta una questione di proporzione di spalle”, aggiunse. Quando puoi incastrare le spalle tra loro, succedono cose belle. Anche quando puoi incastrare le dita nei pantaloni portati bassi sulla vita, e sentire il ventre lì sotto che si stringe e si fa a punta, be’, allora sì, puoi dire che ci sono persone che si incastrano bene. Queste persone, insieme, passano il tempo a trasformare cose puntute e oscene, come il pube e le spalle, in cose tonde che sono la gioia della natura.
Ci deve essere per forza una proporzione magica, segreta e iniziatica, in questi grovigli di corpi che ogni tanto capitano.
Lei salì le scale, in silenzio. Forse, il silenzio, era il risultato non voluto di quella camminata spontaneamente leggera. Venne a proiettare ombre nuove nella stanza e schiarire un poco, aprendo la porta, il buio del mio sonno finito troppo presto per il tormento di sogni strani. Si infilò, timida, sotto le coperte. Era venuta per provare nuovi incastri, pensai, come a voler avere la certezza che non si fosse sbagliata, poco prima, nel decretare, solenne, certe cose. Io scoprì così che le sue costole potevano stare nel palmo aperto della mia mano e che i suoi seni misuravano giusto una spanna. Punta-pollice-mignolo di rotondità. Scoprimmo insieme queste cose, che non solo gli angoli che sei completano sono belli, ma anche che il tondo, quando si fa piano sotto il peso reciproco, propone per intero la grazia di Dio.
Lei tornò giù per le scale, in un attimo, e io restai lì, nel buio artificiale degli scuri sbarrati del mattino, a pensare che lì fuori ci sarà sicuramente la nebbia ma che più tardi si farà chiaro e che non c’è nulla di peggio di dirsi arrivederci in un pomeriggio di sole e che gli orari dei treni non si incastrano quasi mai perché devono averli fatti gente con le spalle piccole e senza le giuste proporzioni.
(immagine originale di hermansji)