Ti osservo al mattino sbiadire alla luce del sole che buca la finestra della cucina. Ti osservo mentre rubi il profumo al geranio di plastica trovato in soffitta. Ti osservo mentre scolori come una vecchia foto scattata di sorpresa e incollata sul frigo, disponibile al tempo che passa e agli occhi distratti dell’abitudine. Mi piace guardarti mentre prepari la colazione, immersa nel fumo del tè caldo, con le spalle grandi nella vestaglia scura, le scapole ossute a tendere la tela, i capelli raccolti sopra il collo piegato come a prendere le misure al giorno che arriva. Mi piace guardarti così, impossibile da sgualcire, come un ricordo d’infanzia. Mi piacerebbe tenerti lì per sempre, dolceamara come la marmellata di fragole e rabarbaro, rassicurante come il caffè zapatista, morbida come il pane in cassetta, perfetta e immobile come una falena intrappolata nella tela di un ragno in vacanza. Mi piacerebbe tenerti lì, guardarti in silenzio a non curarti del mondo e di me. Mi piacerebbe tenerti lì, conoscenti da sempre e come se avessimo ancora una vita intera da passare insieme. Mi piacerebbe tenerti lì ma ora devo andare. Mi sembra passata un’eternità da quando ieri sera, ridendo, al bancone del bar, ho chiesto il tuo nome e mi hai risposto «Cuba Libre!».
(ispirato da questa foto postata da Ipathia su Friend Feed. Foto di testata qui)