Ero lì, sopra di lei, facevamo l’amore. Le lenzuola di color rosso carmino. Da piccolo, quel rosso, proprio e solo quello, era il mio colore preferito. Mi piaceva il nome. Carmino. Rosso carmino. Suonava pieno, voluttuoso, caldo, avvolgente, confortevole. Carmino, come mia nonna Carmina, che invece era grigia, sempre stata grigia che io mi ricordi.
Nonna Carmina portava i gelati e le patatine a tutti i nipoti, il giorno della pensione, tornando dal paese, a noi nipoti che eravamo in campagna per le lunghe vacanze estive. Più spesso erano buste di patatine, ché i gelati, in corriera, d’estate, c’era il grosso rischio che si sciogliessero. Però, qualche volta, ce li portava, i gelati. Non sapevo come facesse, a non farli sciogliere, ma erano i gelati più buoni del mondo, quelli di mia nonna Carmina, e noi le correvamo incontro, sul viale, sotto il sole, per toglierle le buste della spesa dalle mani e ricevere il nostro premio, dalla nonna avvolgente, da nonna Carmina.
Poi, ieri, eravamo lì, a far l’amore, e io venni, tra le lenzuola rosso carmino, e i cuscini, uguali, rosso carmino anche loro e lei disse: “sempre sul più bello!” – ed io – “sì, è sempre così” – e lei -” be’ no, almeno non dovrebbe”.
Poi, nei quindici minuti successivi, a chiedermi come dovrebbe, ma forte, insistentemente, concentrandomi. Non ho trovato una risposta però, a come dovrebbe essere l’amore e neanche a come facesse mia nonna Carmina a portarci i gelati, con la corriera, sotto il sole estivo, senza farli sciogliere.
(foto di Sara Musicò)