A me i funghi non piacciono ed io, per quanto ne so, non piaccio a loro. Mi evitano anche nella doccia della palestra. Con le piattole è tutta un’altra cosa. Nutriamo una simpatia reciproca, nel senso che loro si nutrono di me ed io di loro solo che è difficile ordinarle al ristorante.
“Cosa prende?”
“Tagliolini alle piattole e tartufo”
“Mi dispiace, le piattole sono finite, le ultime le ha prese quel signore lì”
“Chi, quello di fianco a quella vecchia battona impomatata?”
“Si, l’onorevole Sparagna. Quella è la sua signora.”
“Privilegi che a noi comuni mortali non sono concessi. Cioè, avere una battona come quella, non le piattole. Ma forse una volta che hai l’una…”
“Prego?”
“No… stavo dicendo…”
(Vedo un cameriere passare con un piatto fumante in mano)
“E quelle lì, cosa sono? Non mi aveva detto che le piattole erano finite?”
“Si, ma il signore se le è portate da casa.”
“Capisco. Camera o Senato?”
“Corte Costituzionale”
“Certo.”
Io non sono così fortunato. Penso all’ultima volta che le ho prese, le piattole. Ma non era al ristorante, era una stamberga di quart’ordine ad Amsterdam. Solo che ad Amsterdam il tartufo non è mica come quello che si trova da noi. Neanche le battone sono come le nostre, ad Amsterdam.
Diciamo che ad Amsterdam sia il tartufo che le prostitute sono in vitro e se non hai dimestichezza rischi di confonderti. Allora mi ricordo di aver provato a portarne un po’ dall’Olanda. Di piattole, non di prostitute. Per fare il figo con gli amici. Solo mi hanno fermato all’aereoporto di Roma e denunciato per contrabbando di animali esotici. Il trucco di nasconderle in mezz’etto di White Widow non aveva funzionato.
Solo alcuni anni dopo ho saputo da un mio amico fricchettone che il metodo migliore per imboscarle, le piattole, è dentro un vasetto di tartufo.